Si tratta di un complesso di eremi strutturalmente non contigui tra loro. Situati nel canale di San Nicola, detto anche “vadda dellu Fenocchje” (valle del finocchio), sul più basso (come quota) e grande dei tre terrazzamenti artificiali che si trovano nel canale, questi eremi sono suddivisi nel seguente modo: due stanze, di cui una in grotta ed una in muratura sono addossate al costone di pietra che risale lungo il canale, mentre una stanza in muratura si trova a circa 5 metri dalle altre stanze, nel pieno del terrazzamento che fungeva da orto a supporto dell’eremo. In un raggio di circa 10 metri da questo si trovano due cisterne in muratura ormai in disuso, che venivano alimentate da impluvi naturali della parete rocciosa. La stessa tipologia di cisterne, intonacate con malta idraulica, si trovano nel vicino Eremo di San Nicola in grotta, dove una delle cisterne è tuttora funzionante.
Il nome Eremo di San Celestino V in realtà non si trova su alcun riferimento topografico. E’ stato dato questo nome in quanto sono stati trovati particolari che ci portano a supporre che questo sia l’eremo che ospitò il santo durante la sua fuga.
E’ notorio che le ultime fasi concitate della vita di fraPietro Angelerio dal Morrone, meglio noto come Papa San Celestino V, avvennero sul Gargano. Fu appunto sulla costa orientale del promontorio, tra Vieste e Pesch
ici, che il 16 Maggio 1295 fu arrestato per esser condotto prima da Papa Bonifacio VIII e successivamente esser rinchiuso nella rocca di Fumone dove perirà l’anno successivo.
Tre cose sono certe sul tragitto percorso durante la fuga in terra di Capitanata dalla Majella: dopo quattro giorni di cammino si nascose in una selva dove fu accolto da alcuni eremiti durante la Quaresima e dove rimase fino a Pasqua, poi soggiornò a San Giovanni in Piano, in agro di Apricena, ed infine venne catturato sull e coste del Gargano.
Le biografie sono state pubblicate alcuni secoli dopo e si rifanno a documenti che erano stati consultati in quel periodo. I biografi nel presentare questo particolare momento della vita del papa Celestino V fanno delle supposizio
ni sulla possibile localizzazione di questo eremo in una selva della Puglia piana ma forse incorrono in alcune errate conclusioni come quella di localizzare la selva nella zona del bosco Incoronata di Foggia, ignorando che in quella selva non c’erano eremiti ed era una riserva di caccia reale con la presenza di molti guardiaboschi reali.
Alcuni indizi proverebbero il contrario. Da un punto di vista logico, chi si vuole nascondere solitamente lo fa in una zona montuosa e non di certo in pianura, la zona di Stignano era una “foresta intricata”, come
attestato dalla documentazione medievale e dal toponimo Foresta.
Le cronache parlano di un eremo che ospitò Celestino V nella quaresima del 1295 distante un giorno di cammino da San Giovanni in Piano. Quest’ultimo apparteneva allo stesso ordine Celestiniano che aveva possedimenti anche nella zona di Stignano; il priore fu da lui nominato Cardinale ed il monastero, in precedenza, ospitò per oltre un anno san Celestino V prima che egli si recasse al Morrone.
Ad un giorno di distanza da San Giovanni in Piano, in agro di San Marco in Lamis si trova un particolare eremo, facente parte degli Eremi della Valle di Stignano, dove su una parete è riportata una particolare incisione:
Questa sembrerebbe attestare la presenza di Papa Pietro Celestino V in quell’eremo nell’anno 1295.
Altri indizi degni di nota sono il ritrovamento dello stemma dei Celestini nell’eremo adiacente e un particolare affresco nell’Eremo di Sant’Agostino, dove si possono notare due monaci in adorazione ad un crocifisso dei quali uno è vestito di bianco.
La scoperta risale a qualche anno fa, ma il gruppo La valle degli Eremi che studia da anni queste antiche strutture ha preferito non divulgare la notizia per poter compiere ulteriori approfondimenti in serenità.
Gli studi sono ancora in corso d’opera, ma ci è parso opportuno rendere pubblica la cosa a questo punto delle nostre ricerche.
Nel 2013 sono stati realizzati i rilievi ed i prospetti delle strutture grazie alla collaborazione degli architetti Carla Ramunno, Maria Ritoli, Francesco Morleo e della disegnatrice Annalisa Nardella.