Molti vissero santamente e si ricordano le loro vite di penitenza con il cingolo e l’abito da terziario francescano e i padri guardiani dei Conventi di Santa Maria di Stignano e di San Matteo sorvegliavano e soprintendevano sugli eremiti che vestivano l’abito francescano, affinché rispettassero la regola che il Serafico padre diede ai laici per seguirlo e che avessero la patente per essere eremiti.
A questo punto della ricerca voglio solo ricordare due donne eremite che vissero nella solitudine: donna Geronima de Spinoza e la romita Alberto.
Donna Geronima de Spinoza è vissuta un certo periodo presso il ritiro sant’Elisabetta vicino il convento di San Matteo, morta il 28 gennaio 1665 è stata sepolta presso il Convento di San Matteo. Di questa donna non sappiamo se viveva con altre donne oppure era solitaria.
La romita Alberto visse quarant’anni presso il romitoricchio dell’Annunziata tra Castelpagano e il convento di Stignano.
Dopo la festa del 15 agosto 1676 gli altri eremiti non vedendo fra Alberto andare alla consueta Messa, andarono alle “sue grotte” e lo trovarono morto con la croce fra le braccia ed il libro delle orazioni aperto sulle mani. Nel portarlo all’eremo di Sant’Agostino per la sepoltura si accorsero che quel romito che chiamavano fra Alberto non era un maschio ma una femmina e che aveva celato le sue vere sembianze per poter vivere senza differenza tra maschio e femmina solo al cospetto di Dio. Per 40 anni visse in eremo senza rivelare la sua vera identità.
La letteratura e l’agiografia è ricca di donne che nell’antichità, pur di vivere da eremite o in monasteri o cenobi, si travestivano da maschi.
La presenza di donne eremite è attestata nella metà del XV sec. presso l’eremo di Sant’Agostino sulle falde del monte Castello vicino Stignano. Sappiamo che c’erano delle recluse ma non abbiamo altre notizie, questo si sa solo perché un eremita (fra Luca cognominato fra Lucchichino)che viveva nell’eremo di sant’Onofrio per scappare dal diavolo nelle sembianze di una terribile bestia si era andato a rifugiare in quest’eremo abitato da Verginelle a Dio consacrate.
Anche agli inizi del XVI sec. si hanno notizie di donne consacrate di vita comunitaria nelle vicinanze del convento di Stignano. Fra Salvatore discalciato,che ha ampliato agli inizi sel XVI sec. le precedenti celle eremitiche che stavano vicino la chiesetta di Stignano per farne un convento per i suoi frati, nello stile della sua riforma francescana iniziata ha accolto anche alcune dame che erano sempre chiuse e nella povertà pregavano e lavoravano con aspre penitenze. Fra Salvatore oltre a realizzare alcuni loci per i suoi frati costruì (nel senso che organizzò) anche alcune umili dimore per “alcune vergini dame” che volevano vivere la “letizia clariana” vicino i conventi di Stignano, Celenza e Forlì del Sannio.
Fra Salvatore faceva assistenza spirituale “alle vergini rinchiuse nelli pressi dei suoi conventi” ma pur facendo quest’ufficio essendo castissimo di corpo, e di mente… stette quattro lustri che mai vidde faccia di donna, Il che fù di gran maraviglia, e massime nella persona sua, ch’hebbe l’offitio per tre lustri d’andar in Italia a predicare e assister le vergini rinchiuse nelli pressi dei suoi conventi. Quale fosse la vita di queste dame non sappiamo ma sicuramente erano eremite recluse che non avevano nessuna regola di riferimento e forse professavano la regole del terz’ordine francescano per stare sotto la giurisdizione dei frati minori. Bisogna precisare che di queste donne non abbiamo altre testimonianze successive. Le donne rinchiuse nel medioevo erano presenti in molte località europee.